Silenzi, sguardi, atmosfere, in una grande sospensione onirica e fantasiosa: con i suoi lavori, esposti allo Spazio Nea di Napoli dal 12 aprile (vernissage ore 18.30) Giovanni Di Capua riesce ad esprimere un alto senso della vita, ripercorrendo molteplici suggestioni che che comprendono la fisica dei corpi e dei sensi, ma anche il simbolismo delle maschere.
Con Pittura lingua viva, in programma fino all’ 8 maggio 2013, il pittore napoletano lascia affiorare le mille verità di uno sguardo che racconta la storia delle nostre illusioni attraverso l’apparenza della naturalità. Il tratto pittorico ricorda Beckmann, Alice Neel, la Nuova Oggettività tedesca. Ma Di Capua è capace di conferire alla dimensione realistica una peculiarità fatta di riflessi e ombrosità, di una carnalità complessa, incline ad una visione tragica e al contempo comica della vita. La sua cultura del dubbio, dell’incertezza, lo porta lontano da ogni senso decorativo e lo spinge continuamente alla ricerca, allo studio. Riesce così a ampliare il suo sguardo volgendolo anche verso paesaggi scheletrici e scene urbane, che vengono sempre filtrate da una pellicola fortemente straniante, capace di ravvicinare la visione fino alla tattilità. Di Capua ha imparato dal mondo che lo circonda linguaggi sottili, con cui scruta l’attualità, riproponendola in ognuna delle sue opere. In queste si può trovare “tutto”, a patto di voler vedere e di saper trovare uno spirito di contemplazione.
La mostra rientra nel progetto espositivo ed editoriale Pelle & Pellicola inaugurato a gennaio alla galleria del centro antico partenopeo. Le otto personali degli artisti protagonisti di questa esperienza saranno raccolte a fine anno nel volume Pelle & Pellicola – Otto studi di arte contemporanea, edito dalla collana Tempora (diretta da Gallo Mazzeo) delle Iemme Edizioni.
Originario di Acerra, classe 1947, Giovanni Di Capua si diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1971 con Tony Stefanucci. Attualmente è docente di pittura presso l’Istituto d’Arte ‘B. Munari’ di Acerra. Figlio di “puparo”, durante gli anni della militanza politica (ventennio ’70/ ’90), Di Capua allestisce il suo “Teatro Contro”, sigillato dalle forze dell’ordine. Esordisce con opere di impianto informale dalle forti componenti segniche, dove affiorano i resti di elementari forme arcaiche.
Negli anni ’90 realizza sculture in tufo e affreschi contornati da cornici fatte di materiali poveri e la produzione di veri e propri teatrini racchiusi in teche rudimentali. Di recente si dedica con maggiore interesse alla pittura, anche su superfici di grandi dimensioni: alcune di queste opere sono state in parte esposte presso la Sede di Rappresentanza Campana di New York nel 2005, nell’ambito di un progetto curato da Elmar Zorn.